L’«elenco dei prodotti e dei servizi» per i quali non si potrà usare il nome Pavarotti se non con l’assenso della vedova, qualora il lungo iter della pratica approdi alla registrazione definitiva, è barocco nella sua puntigliosità burocratica: si va dai «preparati per la sbianca e altre sostanze per il bucato» agli estintori, dagli strumenti musicali al «materiale per l’istruzione o l’insegnamento », dallo «sciroppo di melassa » (e ogni altro possibile genere mangereccio) agli «articoli per fumatori», agli «alloggi temporanei». Insomma, non ci sarà un hotel Pavarotti. Mentre c’è già, depositata nel ‘96 e registrata due anni dopo, la «pizza Pavarotti », proprietà dei grandissimi magazzini Harrod’s di Londra.
(Alberto Mattioli, La Stampa)
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