mercoledì 29 aprile 2009
Alemanno, 365 giorni dopo la sbornia di croci celtiche
Alemanno ha fatto tappezzare i muri di Roma per denunciare gli sprechi della precedente amministrazione ma poi ha assunto 182 collaboratori esterni, una sciocchezza che costerà alle casse pubbliche, tra stipendi e oneri previdenziali, 18 milioni e mezzo di euro. In compenso, dopo aver ripetutamente promesso in campagna elettorale un potenziamento del trasporto pubblico su ferro e il decongestionamento del traffico, ha negato i fondi alle linee B2 e D, perchè non c’erano i soldi in cassa. Ha preferito polemizzare sulla teca dell’Ara Pacis anzichè risolvere l’emergenza della discarica Malagrotta, 140 ettari di colline di immondizia, un ecomostro che non ha nulla da invidiare alle più famigerate discariche camorriste. Teorizza coi giornalisti che le palestre di boxe potrebbero costituire un’efficace valvola di sfogo per i bulli e i picchiatori razzisti di Tor Bella Monaca (e un bel peep-show a Primavalle per disinnescare le tempeste ormonali dei potenziali stupratori?). Accetta la tregua coi centri sociali, uno dei suoi bersagli preferiti in campagna elettorale, ma poi continua a schivare l’emergenza abitativa e a congelarla e di investimenti per l’edilizia economica agevolata nemmeno l’ombra, nessuna decisione neppure sui cambi di destinazione d’uso di strutture adattabili in alloggi. Questo, dunque, è il bilancio del primo anno da sindaco di Alemanno. Escludendo la febbre suina, che altro dobbiamo temere
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