domenica 4 gennaio 2009

La preoccupazione israeliana


Racconta Amos Oz che una volta in Israele gli scrittori erano vissuti come dei fratelli maggiori a cui chiedere spiegazione di ogni evento della vita. Ogni tanto il primo ministro lo chiamava e come faceva Ben con Chance il giardiniere, gli posava una mano sulla spalla e gli diceva 'Amos, amico mio, va tutto bene o hai qualcosa da rimproverarmi?". Oggi, racconta sempre Oz, i politici preferiscono tenersi alla larga dagli scrittori. Non sempre gli scrittori israeliani sono capaci di grande onestà intellettuale. E anche uno scrittore come David Grossman, di cui Nadine Gordimer scrisse "non ha mai paura di sollevare domande terribili " può avere paura a sollevarle. Non solo. Può fare pubblica ammenda e giurare di non farsi più incantare dalla retorica pacifista degli arabi. Accadde nel 2000, poi fece marcia indietro, ma accadde, e con lui giurarono insospettabili come Oz e Abraham B. Yehoshua. Venerdì, Yehoshua ha spiegato al mondo che Israele 'sta provando a non fare vittime civili ' e che gli israeliani 'si preoccupano delle possibili vittime civili'. Così preoccupati che ad oggi a Gaza sono morte più di 400 persone - con una media inglese di un capo di Hamas ogni 200 civili. Nonostante la preoccupazione, otto moschee sono già state bombardate, senza contare le scuole, le università, gli ospedali, gli studenti in attesa di un autobus seppelliti dalle macerie di un'esplosione, le migliaia di bronchiti e di polmoniti che stanno decimando la popolazione, la bomba esplosa vicino all'unico ospedale pediatrico di Gaza, dove 30 neonati sono stati evacuati dalle loro incubatrici, i combattimenti nella periferia di Gaza e i cannoneggiamenti dell'ultima ora. Viene da chiedere a Yehoshua cosa sarebbe successo se tutta questa preoccupazione non avesse 'frenato' gli israeliani.

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